Il Buon Sondaggio: suggerimenti e riflessioni in periodo di elezioni

È scattato da poco il silenzio dei sondaggi elettorali e ora, non inquinati da numeri e tendenze, proiezioni e intenzioni di voto, facciamo una piccola riflessione su come è fatto un buon sondaggio.
Oggi come oggi i cittadini, nella veste di lettori di giornali, spettatori di programmi televisivi o di semplici utenti di qualche mezzo di informazione, vengono quotidianamente in contatto con notizie o informazioni che basano l’analisi sui dati di un sondaggio.
Come possono avere la tranquillità di trovarsi di fronte a dati scientifici, rilevati con la cura del buon analista, e non a numeri rilevati in maniera scorretta? Vediamo poche semplici regole, che possiamo apprezzare tutti senza entrare in tecnicismi.
INDICE ARTICOLO:
Il Campione: come deve essere fatto?
Il Campione: quali fonti devono essere utilizzate per costruirlo?
Il Campione: numerosità
Il questionario: la formulazione delle domande
Il Campione: come deve essere fatto?
Deve rappresentare la popolazione che si vuole indagare, l’universo di riferimento. Per esempio, se si vuole fare una ricerca sul gradimento di un certo tipo di lamette da barba, sarà opportuno intervistare gli utilizzatori di questo prodotto, quindi degli uomini. Allo stesso modo, se si vuole fare un sondaggio politico sulle intenzioni di voto occorrerà coinvolgere la popolazione che possiede il diritto di voto, quindi i cittadini italiani maggiorenni. Ma soltanto per il voto alla Camera, perché per il Senato il nostro universo sarà composto solo dagli over25.
Non basta.
Il campione deve avere anche tutte le caratteristiche dell’universo di riferimento, deve rappresentare il modello in scala di quest’ultimo. Pensiamo agli elettori per la Camera della Repubblica; abbiamo già detto che sono tutti i cittadini maggiorenni, bene, ma tra loro c’è, nel paese, una determinata distribuzione per sesso, per età, per area geografica di residenza, per titolo di studio. Bene, il campione deve riprodurre il più fedelmente possibile questa struttura, definita da variabili hard, ovvero da quelle caratteristiche che non dipendono dagli atteggiamenti degli individui, ma sono loro proprie.
Il Campione: quali fonti devono essere utilizzate per costruirlo?
La risposta a questa domanda è collegata inscindibilmente al metodo che viene utilizzato per rilevare i dati.
Oggi come oggi, i due principali metodi di rilevazione sono quello telefonico, tecnicamente CATI, e quello on line su panel, ovvero un gruppo di persone che si rendono disponibili a rispondere a sondaggi periodici realizzati da una determinata società (CAWI).
Fino a qualche anno fa, quando gli elenchi telefonici (fonte primaria di estrazione dei candidati intervistati con metodo CATI) raccoglievano la quasi totalità degli abbonati e la telefonia mobile era meno diffusa e più cara, i due metodi venivano tenuti rigorosamente separati.
Con il passare del tempo, al fine di ovviare alla mancanza di referenze telefoniche fisse, soprattutto per le generazioni più giovani, si è passati a utilizzare una metodologia mista. Quindi, in questi casi le fonti sono i numeri di telefono fisso e referenze di appartenenti al panel. Comunque sia, alla fine della raccolta dati, l’insieme dei rispondenti deve rappresentare l’universo di riferimento, come detto prima, per le variabili hard.
E’ importantissimo che, per ogni sondaggio realizzato, le persone abbiamo la possibilità di rispondere una volta sola. Sembra banale affermarlo, ma occorre farlo. Le raccolte di opinioni, come un televoto o un sondaggi, per esempio, non sono sondaggi in quanto non è possibile essere certi che la stessa persona non abbia rilasciato l’intervista più volte. In un sondaggio ben fatto il ricercatore osserva la premura, in anticipo, di non inserire nel campione di potenziali intervistati le stesse persone più volte.
Al sondaggio successivo, tutti rientrano in gioco!
Il Campione: numerosità.
La numerosità delle interviste raccolte è molto importante nella definizione dell’attendibilità dei risultati rilevati. Meno interviste raccogliamo e più alto sarà l’errore statistico che affligge i risultati.
Questo dettato deriva da implicazioni matematiche indiscutibili. Per fare un esempio: se facciamo un sondaggio che comporta 500 interviste l’errore statistico massimo rilevabile si aggira sul +/-4.5%. S
e le interviste sono 1000 l’errore statistico massimo rilevabile si abbassa attorno al +/-3.2%.
Se ne rileviamo soltanto 200, lo stesso errore sale al +/-7.1%.
Vediamo bene come valga la regola: poche interviste = maggiore inattendibilità dei risultati.
Questo è senz’altro vero quando l’universo di riferimento è estremamente ampio, come la popolazione italiana, nel caso dei sondaggi elettorali nazionali. Il margine di errore scende drasticamente se, al contrario, l’universo di riferimento si riduce in maniera sensibile (un piccolo comune, una circoscrizione, ecc).
Il Questionario: la formulazione delle domande
Questo potrebbe essere un argomento molto tecnico, ma diamo una indicazione di premura minima. Partiamo dalla informazione che tutti i sondaggi, di qualunque natura, vengano pubblicati in Italia, devono essere trasmessi all’autorità garante. Per i sondaggi politici si tratta della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per l’informazione e l’editoria (www.sondaggipoliticoelettorali.it), che provvederà a pubblicarli; per gli altri tipi di sondaggi, l’AGCOM (www.agcom.it).
Una volta pubblicati dal Garante, è possibile vedere la struttura dei questionari e i testi delle domande. Attenzione, quindi, perché nel testo della domanda possono nascondersi insidiosi meccanismi di manipolazione della risposta (anche inconsapevoli). Un piccolo esempio per comprendere, ma non c’è una regola assoluta: Argomento: riforma pensioni. Diverso è chiedere: “Secondo lei è giusto riformare le pensioni” al posto di “Secondo lei è giusto o sbagliato riformare le pensioni”.
Nel primo caso proponiamo soltanto l’opzione di approvazione, nel secondo proponiamo anche quella di disapprovazione. Quindi, nel primo caso, tendiamo inconsciamente a spostare l’opinione del rispondente verso la risposta “è giusto”. Nel secondo caso manteniamo un atteggiamento più neutro.
Le parole e le loro combinazioni incidono sulle reazioni di chi ascolta/legge, occorre essere equanimi per garantire una buona qualità della rilevazione.
Osservare la scheda che riporta le caratteristiche del sondaggio pubblicato, reperibile nei due siti indicati in precedenza; fare attenzione alla formulazione delle domande stesse e osservare i dati risultanti senza preconcetti sono azioni che ci mettono al riparo dal prendere grossi abbagli. Poi, l’interpretazione del dato, essendo personale e mediata dalle nostre personali caratteristiche socioculturali, esulerà dalla analisi scientifica.